Il Piano di Protezione Civile

Il primo Piano Comunale di Protezione Civile del comune di Decollatura , e stato approvato con atto di Consiglio Comunale n° 24/1997.

Successivamente la produzione normativa, lo sviluppo urbanistico, le modificazioni del territorio, le innovazioni nell’approccio a questa materia, i cambiamenti nelle tecnologie e nelle risorse disponibili, hanno reso necessario un graduale aggiornamento della pianificazione effettuata allo scopo di renderla meglio attuabile a livello pratico e quindi utile al raggiungimento del principale fine prefissato, cioè la messa in sicurezza della popolazione.
L’aggiornamento intende uniformare il Piano di Protezione Civile nel rispetto della normativa vigente in materia, che attribuisce essenzialmente agli Enti locali i compiti, in ambito comunale, dell’adozione di tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di calamità, nonché della predisposizione dei piani di emergenza.
Il presente piano, attraverso i suoi documenti costitutivi essenziali a livello procedurale i modelli di intervento e gli scenari di evento - intende perseguire i seguenti obiettivi:
_ fornire le linee di comportamento da seguire sia in tempo di pace che in emergenza;
_ raccogliere in un elaborato organico e adeguatamente strutturato le informazioni relative alle risorse e agli elementi esposti al rischio;
_ analizzare le cartografie di rischio sovrapponendole alle banche dati relative alle risorse e agli elementi esposti;
_ essere chiaro e conciso nella descrizione di procedure, compiti e responsabilità;
_ essere opportunamente flessibile per meglio adattarsi alle diverse circostanze;
_ prevedere il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici che possono contribuire e partecipare alla gestione dell’emergenza;
_ essere predisposto per periodiche revisioni e aggiornamenti;
_ avere ampia diffusione fra gli Enti direttamente interessati e opportuna pubblicità nei confronti della popolazione;
_ essere informatizzato al fine di una rapida ed efficace gestione delle informazioni;
_ costituire un valido e concreto strumento per la gestione dell’emergenza.
L’organizzazione - gia in atto - di procedure accessorie (come ad es. convenzioni con Associazioni di Volontariato, istituzione del C.O.C.) e quelle di potenziale attivazione (servizio di reperibilità con annessa procedura allertamento maltempo da Prefettura, protocollo d’intesa con radio e TV locali per la diramazione di avvisi alla popolazione, ecc...) completano e potenziano il presente piano.
Il presente Piano di Protezione Civile e delle sue linee guida per le Procedure di Emergenza intende essere uno strumento in progress, ovvero un piano-processo condiviso e co-redatto con tutte le risorse cittadine presenti sul territorio.
In tale senso il presente Piano va inteso come un processo che inizia con il presente documento il quale costituisce soltanto una prima, sicuramente non completa ed esaustiva, parte del Piano, ovvero quella conoscitiva di base da implementare ed integrare man mano che la conoscenza del territorio e la professionalità degli attori in campo aumenta.
Il vero Piano, quindi, non può che esser quello che permane nella mente degli operatori che fronteggeranno, di volta in volta, le emergenze.
Le stesse procedure indicate, sono principalmente delle linee guida cui ispirarsi nella gestione e nel management degli eventi calamitosi, dei disastri, degli incidenti ed in genere di tutti quegli accadimenti che impattano sulla vita di una comunità-
ll relativo isolamento del Comune di Decollatura - in termini di immediata accessibilità da parte delle squadre di soccorso e di emergenza istituzionali (Vigili del fuoco, 118, Protezione Civile Nazionale e Regionale) - impone la professionalizzazione ed il coordinamento di un servizio di protezione civile che abbia le sue ragioni d’essere nell’impegno civico dei cittadini residenti a Decollatura in termini di volontariato.
Secondo tale ottica, il presente Piano e uno strumento che viene “costruito dalla comunità mediante l’identificazione e l’approfondimento delle vulnerabilità proprie del territorio affidato alla comunità decollaturese.
Il Piano si compone quindi di un hardware e di un software, ovvero:
- di una prima parte che riguarda la descrizione, la conoscenza e l’identificazione delle vulnerabilità e dei rischi presenti sul territorio e delle modalità consolidate di gestione delle emergenze;
- di una seconda parte che afferisce:
- alla identificazione di specifici rischi puntuali su un territorio in profonda trasformazione, sia fisico con la nuova approvazione del Piano Strutturale Comunale, sia sociale con la ristrutturazione di un tessuto socio-imprenditoriale di nuova generazione e la creazione di nuove tipologie di attività;
- alla identificazione delle risorse attivabili per gli eventi emergenziali: risorse umane, strumentali, di mezzi, tutte in constante evoluzione con ingresso/uscita dal circuito della possibilità di attivazione (trasferimenti, obsolescenza, avarie, nuovi acquisti, etc sono tutte modalità che influenzano l’attivazione e la possibilità di utilizzo di cui occorre tener conto per fronteggiare una vera emergenza;
- al management ed alla gestione delle emergenze mediate l’attivazione di un sapere condiviso, di modalità di comportamenti, di atteggiamenti proattivi orientati alla prevenzione ed alla mitigazione di ogni possibile elemento che alteri o alimenti le vulnerabilità e/o i rischi.
La prima parte del Piano, come è noto, vede un suo primo momento in questo aggiornamento, redatto durante una fase importante e critica di conoscenza del territorio attivata con la redazione del PSC e con un confronto con la popolazione decollaturese che non è mai stata prima sperimentata, con assemblee pubbliche, incontri con i cittadini, gli imprenditori, e tutte le forze sociali e produttive di Decollatura.
In tale scenario in movimento la conoscenza diventa patrimonio condiviso, nel quale il tempo diviene un fattore incrementale di conoscenza da riportare in tutti gli strumenti di pianificazione, compreso il Piano di Protezione Civile, pena la loro rapida obsolescenza.
Paradossalmente come un hardware con invarianti soggette a veloce obsolescenza e necessitante di costante aggiornamento.
La seconda parte del Piano, allora, non poteva non essere predisposta che per schede. Schede singolarmente prodotte per argomenti ed elementi. Questo formato e stato scelto per consentire di avere uno strumento di lavoro a rapida consultazione durante le fasi di programmazione e gestione delle emergenze, ma anche come modalità di compilazione delle schede, allo scopo di consentirne la intercambiabilita di quelle obsolete, lasciando intatto il modello di base.
La produzione e l’aggiornamento delle schede e quindi un lavoro costante e ininterrotto che non può e non deve essere affidato ad un professionista dell’emergenza che sia esterno alla comunità e che non viva il territorio in tutte le sue componenti.
Tale redazione/aggiornamento spetta quindi a tutte le componenti attive di protezione civile cittadine ed e funzionale ad una constante tensione all’argomento.
Non ultimo, le esercitazioni di protezione civile - la cui prima vera e completa esercitazione con simulazione di sisma di rilevante intensità ha dimostrato quanta efficienza nel volontariato, quanta disponibilità nella cittadinanza, ma ancora quanto lavoro ci aspetta per creare un sistema civile” che sappia rispondere a vere calamita costituiscono un approfondimento on the job delle necessità di protezione civile che faranno integrare o modificare le procedure e le modalità di gestione per tendere alla massima efficienza.
SITUAZIONE LEGISLATIVA NAZIONALE E REGIONALE
La legge 225/92 istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, ossia un sistema organico di funzioni e competenze rimesso a piu Enti e strutture e coordinato da un’autorità centrale.
L’assetto delle competenze previsto dalla legge 225/92 definisce tre livelli di emergenza, cui corrispondono diversi livelli di attribuzione della responsabilita di direzione e coordinamento degli interventi in fase operativa.
Il Sindaco - art. 15 della Legge 225/92 - detiene funzione di 'autorità comunale di Protezione Civile, pertanto, al verificarsi delle emergenze, assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite avvalendosi della struttura comunale di Protezione Civile (C.O.C.) ed ha l’obbligo di comunicare tempestivamente al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale lo stato di emergenza.
Il Prefetto (organo provinciale di Protezione Civile a mente dell’art. 14 L. 225/92) adotta i provvedimenti di propria competenza, coordinando la propria attività con quella dell’autorità comunale di Protezione Civile ed interviene, su richiesta del Sindaco, quando l’evento non possa essere fronteggiato con i mezzi propri del comune.
Il Comune e quindi il primo tassello nel mosaico della gestione delle emergenze intorno al quale si organizzano le altre strutture.
Ogni Comune - art. 15 della legge 225/92 - può dotarsi di una struttura comunale di Protezione Civile, la cui disciplina è normata da appositi regolamenti come previsto dall’ordinamento delle Autonomie Locali.
Infine l’Ente Regione, in rapporto sia col comune che con la provincia, interviene nel raccordo tra pianificazione comunale, provinciale e regionale.
La gestione di una emergenza, come suggerisce la legge, e quindi frutto di un processo articolato è fitto di scambi di informazioni e di organizzazione ordinata dei soccorsi e processi preventivamente pianificati e programmati.
La Legge 225/92, legge quadro in materia di protezione civile modificata a seguito degli eventi calamitosi di Marche ed Umbria, ha quindi previsto l’obbligo per i comuni di dotarsi piani di emergenza e della predisposizione di servizi di base in aree preventivamente individuate.
La Legge Regionale di Protezione Civile n.4/97, e stata emanata a distanza di cinque anni dalla pubblicazione della Legge Nazionale la quale all’art. 29 fissa una serie di regole:
'1. La Regione promuove il concorso dei Comuni alla realizzazione delle attività di Protezione Civile di propria competenza favorendo, anche mediante la stipula di convenzioni, lo svolgimento dei seguenti compiti:
· la raccolta di dati utili per la predisposizione e l’aggiornamento dei piani regionali e provinciali di
previsione e prevenzione e dei Piani regionali di emergenza, fornendo tali dati alla Struttura regionale
di Protezione Civile;
· collaborazione con le province nella predisposizione della 'carta dei rischi', provvedendo a:
*segnalare le situazioni a rischio presenti sul territorio;
* fornire per ciascuna di esse, una dettagliata analisi, accompagnata dai dati cartografici ed
informazioni tecnico-amministrative;
* avanzare sul piano tecnico eventuali proposte volte alla eliminazione o al contenimento dei
fattori di rischio;
* collaborazione delle competenti strutture organizzative e tecniche all’attuazione degli interventi previsti nei predetti piani;
* l’approntamento dei mezzi e delle strutture operative necessarie agli interventi di Protezione Civile, con particolare riguardo alle misure di emergenza.
La necessità di una pianificazione locale di emergenza risulta quindi improcrastinabile per definire le situazioni di rischio locale, sopratutto nei territori montani, mal collegati alle principali vie di comunicazione e lontani da scali marittimi o aeroportuali.
COMPETENZE
Alla luce dei riferimenti normativi, e possibile delineare un quadro sintetico delle competenze riferite ai principali organismi che compongono il sistema della protezione civile.
STATO
Attraverso il Presidente del Consiglio dei Ministri e le strutture che operano nell’ambito della Presidenza del Consiglio, ovvero il Dipartimento Protezione Civile, nonché la Commissione nazionale grandi rischi e comitato operativo protezione civile, detiene in capo le funzioni generali di indirizzo, promozione e coordinamento di tutte le attività inerenti la protezione civile.
In particolare la predisposizione ed attuazione dei programmi di previsione e prevenzione. Dispone l’organizzazione dell’emergenza in caso di eventi di cui all’art. 2, comma 1, lettera c) della L. 225/92: calamita naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
In tali circostanze, provvede alla deliberazione e/o alla revoca dello stato di emergenza, nonché all’emanazione di specifiche ordinanze per attuare interventi in emergenza.
REGIONE
Sono attribuite alla Regione le attività relative alla predisposizione dei programmi regionali di previsione e prevenzione e le funzioni di indirizzo per i piani e programmi provinciali.
Predispone ed attua i piani di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all’art.2, comma 1, lettera b) della L.225/92: eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che, per loro natura ed estensione, comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria, nonché i  successivi interventi per favorire il ritorno alla normalità nei territori colpiti.
Provvede inoltre alla dichiarazione dell’esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica.
PROVINCIA
Sono attribuite all’Amministrazione Provinciale le funzioni relative all’attuazione, nel proprio ambito, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, oltre alla redazione del Piano Provinciale di emergenza.
Ha inoltre compito di vigilanza in merito alla predisposizione dei servizi urgenti da attivare in caso di eventi calamitosi di cui al già citato art.2, comma 1, lettera b) della L.225/92.
PREFETTURA
Al Prefetto fanno capo la direzione dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, coordinandoli con gli interventi delle Amministrazioni locali e adottando tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi.
La Prefettura assicura il concorso dello Stato nelle situazioni di emergenza di cui alle predette lettere b) e c) dell’art.2 della L.225/92, attivando tutti i mezzi e i poteri di competenza statale.
Nella fase successiva alla dichiarazione dello stato di emergenza, e l’unica autorità che ha il potere di derogare, quale rappresentante dello Stato, al regime ordinario stabilito dal vigente ordinamento giuridico e quindi di assumere iniziative di carattere straordinario, in attesa dell’emanazione di eventuali specifiche ordinanze.
Per esercitare le proprie funzioni in emergenza, il Prefetto si avvale di tre distinte strutture: il Centro Coordinamento Soccorsi, la Sala Operativa ed il Centro Operativo Misto.
COMUNE
Sono attribuite all’Amministrazione comunale le funzioni relative all’attuazione, nel proprio territorio, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi e la redazione del Piano Comunale di emergenza.
Predispone e adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi alla popolazione e gli interventi urgenti in caso di eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera a) della L.225/92: eventi naturali o connessi con l’attivita dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti o amministrazioni competenti in via ordinaria.
Provvede alla vigilanza sull’attuazione dei servizi urgenti da parte delle strutture locali, oltre all’utilizzo del volontariato sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.
Il Sindaco, per l’esercizio delle proprie funzioni in emergenza, si avvale del supporto del Centro Operativo Comunale.
CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.)
Al verificarsi dell’evento calamitoso, fino all’eventuale istituzione del Centro Operativo Misto (C.O.M.), il Sindaco assume in ambito locale la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza avvalendosi del supporto del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) precedentemente costituito.
Nel contempo, informa il Prefetto, il Presidente della Provincia ed il Presidente della Regione in merito all’evento, alle sue dimensioni, alle necessita immediate, degli eventuali danni e/o pericoli incombenti, con successive relazioni giornaliere di aggiornamento alla Prefettura.
Con deliberazione di Giunta Comunale n. 57 del 08 maggio 2012 l’Amministrazione Comunale di Decollatura ha istituito il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile - C.O.C..
LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE
Si sono raggruppati in otto punti i compiti che l’Autorità Comunale di Protezione Civile (il Sindaco) deve tenere presente nell’attività preparatoria dei piani di emergenza e nella fase di emergenza vera e propria.
Tali compiti sono schematicamente:
A. Definire, attraverso adeguate strutture tecniche, uno scenario di rischio (dei fenomeni che possono interessare un territorio provocandovi danni a persone o cose) per il territorio comunale, ed informare periodicamente i cittadini sui provvedimenti e sui comportamenti da adottare in caso di emergenza.
B. Rendere costantemente reperibile alla Prefettura l’Autorità Comunale di Protezione Civile o un proprio sostituto responsabile.
C. Dotare il Comune di una struttura di Protezione Civile (costituita personale proprio e/o gruppi di volontari locali organizzati).
D. Individuare aree (da vincolare in sede di pianificazione urbanistica) dotandole di servizi per esigenze di Protezione Civile e punti strategici sugli itinerari di afflusso/deflusso per dirigere colonne di aiuto o evacuazione dei cittadini.
E. Individuare i provvedimenti fondamentali da attivare in caso di emergenza per i vari tipi di rischi.
F. Organizzare un sistema di comando e di controllo in una sala operativa ed un sistema alternativo (ad es. anche costituito da radioamatori) per mantenersi in collegamento con i responsabili delle attività essenziali (ospedali, VVF, polizia, carabinieri, etc.).
G. Mantenere aggiornato un semplice piano di Protezione Civile (pianificazione comunale di emergenza) nel quale sintetizzare gli elementi essenziali di cui sopra.
H. Effettuare periodicamente esercitazioni di attivazione del piano di Protezione Civile, possibilmente su allarme e non predisposto.
L’analisi dei punti elencati definisce le linee della pianificazione comunale di emergenza che si può scindere in due fasi che, se pur distinte, sono interconnesse:
FASE 1 - Fase conoscitiva: si traduce sostanzialmente in una fase di preparazione del territorio che corrisponde ai punti A (definizione degli scenari di rischio) e D (individuazione di aree non soggette
a rischio di alcun tipo da attrezzare per fronteggiare situazioni di emergenza)
FASE 2 - Fase di organizzazione: per fronteggiare l’emergenza (punti C-E-F-G-H), quest’ultima che prevede:
_ la predisposizione degli elementi tecnici della procedura d’allarme;
_ l’organizzazione dell’unita locale di crisi con uomini e mezzi adeguati;
_ l’organizzazione dei programmi di informazione per la cittadinanza e messa a punto di un sistema di verifica del piano di Protezione Civile attraverso esercitazioni mirate e non preordinate.