Successivamente
la produzione normativa, lo sviluppo urbanistico, le modificazioni del
territorio, le innovazioni nell’approccio a questa materia, i cambiamenti nelle
tecnologie e nelle risorse disponibili, hanno reso necessario un graduale
aggiornamento della pianificazione effettuata allo scopo di renderla meglio
attuabile a livello pratico e quindi utile al raggiungimento del principale fine
prefissato, cioè la messa in sicurezza della popolazione.
L’aggiornamento
intende uniformare il Piano di Protezione Civile nel rispetto della normativa vigente
in materia, che attribuisce essenzialmente agli Enti locali i compiti, in
ambito comunale, dell’adozione di tutti i provvedimenti necessari ad assicurare
i primi soccorsi in caso di calamità, nonché della predisposizione dei piani di
emergenza.
Il presente
piano, attraverso i suoi documenti costitutivi essenziali a livello procedurale
– i modelli di intervento e gli scenari di evento -
intende perseguire i seguenti obiettivi:
_ fornire le
linee di comportamento da seguire sia in “tempo di pace” che in emergenza;
_ raccogliere
in un elaborato organico e adeguatamente strutturato le informazioni relative alle
risorse e agli elementi esposti al rischio;
_ analizzare
le cartografie di rischio sovrapponendole alle banche dati relative alle
risorse e agli elementi esposti;
_ essere
chiaro e conciso nella descrizione di procedure, compiti e responsabilità;
_ essere
opportunamente flessibile per meglio adattarsi alle diverse circostanze;
_ prevedere
il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici che possono contribuire e partecipare
alla gestione dell’emergenza;
_ essere
predisposto per periodiche revisioni e aggiornamenti;
_ avere
ampia diffusione fra gli Enti direttamente interessati e opportuna pubblicità
nei confronti della popolazione;
_ essere
informatizzato al fine di una rapida ed efficace gestione delle informazioni;
_ costituire
un valido e concreto strumento per la gestione dell’emergenza.
L’organizzazione
- gia in atto - di procedure accessorie (come ad es. convenzioni con
Associazioni di Volontariato, istituzione del C.O.C.) e quelle di potenziale
attivazione (servizio di reperibilità con annessa procedura allertamento
maltempo da Prefettura, protocollo d’intesa con radio e TV locali per la diramazione
di avvisi alla popolazione, ecc...) completano e potenziano il presente piano.
Il presente Piano di Protezione Civile e delle sue linee guida per le Procedure di Emergenza intende essere uno strumento “in progress”, ovvero un piano-processo condiviso e co-redatto con tutte le risorse cittadine presenti sul territorio.
Il presente Piano di Protezione Civile e delle sue linee guida per le Procedure di Emergenza intende essere uno strumento “in progress”, ovvero un piano-processo condiviso e co-redatto con tutte le risorse cittadine presenti sul territorio.
In tale
senso il presente Piano va inteso come un processo che inizia con il presente
documento il quale costituisce soltanto una prima, sicuramente non completa ed
esaustiva, parte del Piano, ovvero quella conoscitiva di base da implementare
ed integrare man mano che la conoscenza del territorio e la professionalità
degli attori in campo aumenta.
Il vero “Piano”, quindi, non può che esser
quello che permane nella mente degli operatori che fronteggeranno, di volta in
volta, le emergenze.
Le stesse
procedure indicate, sono principalmente delle linee guida cui ispirarsi nella
gestione e nel management degli eventi calamitosi, dei disastri, degli
incidenti ed in genere di tutti quegli accadimenti che impattano sulla vita di
una comunità-
ll relativo
isolamento del Comune di Decollatura - in termini di immediata accessibilità da
parte delle squadre di soccorso e di emergenza istituzionali (Vigili del fuoco,
118, Protezione Civile Nazionale e Regionale) - impone la professionalizzazione
ed il coordinamento di un servizio di protezione civile che abbia le sue
ragioni d’essere nell’impegno civico dei cittadini residenti a Decollatura in
termini di volontariato.
Secondo tale
ottica, il presente Piano e uno strumento che viene “costruito”
dalla comunità mediante l’identificazione e l’approfondimento delle
vulnerabilità proprie del territorio affidato alla comunità decollaturese.
Il Piano si
compone quindi di un hardware e di un software, ovvero:
- di una
prima parte che riguarda la descrizione, la conoscenza e l’identificazione
delle vulnerabilità e dei rischi presenti sul territorio e delle modalità
consolidate di gestione delle emergenze;
- di una
seconda parte che afferisce:
- alla
identificazione di specifici rischi puntuali su un territorio in profonda trasformazione,
sia fisico con la nuova approvazione del Piano Strutturale Comunale, sia
sociale con la ristrutturazione di un tessuto socio-imprenditoriale di nuova
generazione e la creazione di nuove tipologie di attività;
- alla identificazione
delle risorse attivabili per gli eventi emergenziali: risorse umane, strumentali,
di mezzi, tutte in constante evoluzione con ingresso/uscita dal circuito della
possibilità di attivazione (trasferimenti, obsolescenza, avarie, nuovi
acquisti, etc sono tutte modalità che influenzano l’attivazione e la
possibilità di utilizzo di cui occorre tener conto per fronteggiare una vera
emergenza;
- al
management ed alla gestione delle emergenze mediate l’attivazione di un sapere
condiviso, di modalità di comportamenti, di atteggiamenti proattivi orientati
alla prevenzione ed alla mitigazione di ogni possibile elemento che alteri o
alimenti le vulnerabilità e/o i rischi.
La prima
parte del Piano, come è noto, vede un suo primo momento in questo
aggiornamento, redatto durante una fase importante e critica di conoscenza del
territorio attivata con la redazione del PSC e con un confronto con la popolazione
decollaturese che non è mai stata prima sperimentata, con assemblee pubbliche,
incontri con i cittadini, gli imprenditori, e tutte le forze sociali e
produttive di Decollatura.
In tale
scenario in movimento la conoscenza diventa patrimonio condiviso, nel quale il
tempo diviene un fattore incrementale di conoscenza da riportare in tutti gli
strumenti di pianificazione, compreso il Piano di Protezione Civile, pena la
loro rapida obsolescenza.
Paradossalmente
come un hardware con invarianti soggette a veloce obsolescenza e necessitante
di costante aggiornamento.
La seconda
parte del Piano, allora, non poteva non essere predisposta che per schede. Schede
singolarmente prodotte per argomenti ed elementi. Questo formato e stato scelto
per consentire di avere uno strumento di lavoro a rapida consultazione durante
le fasi di programmazione e gestione delle emergenze, ma anche come modalità di
compilazione delle schede, allo scopo di consentirne la intercambiabilita di
quelle obsolete, lasciando intatto il modello di base.
La
produzione e l’aggiornamento delle schede e quindi un lavoro costante e
ininterrotto che non può e non deve essere affidato ad un “professionista” dell’emergenza che sia esterno alla comunità e che non viva
il territorio in tutte le sue componenti.
Tale
redazione/aggiornamento spetta quindi a tutte le componenti attive di
protezione civile cittadine ed e funzionale ad una constante “tensione” all’argomento.
Non ultimo,
le esercitazioni di protezione civile - la cui prima vera e completa
esercitazione con simulazione di sisma di rilevante intensità ha dimostrato
quanta efficienza nel volontariato, quanta disponibilità nella cittadinanza, ma
ancora quanto lavoro ci aspetta per creare un “sistema
civile” che sappia rispondere a vere calamita –
costituiscono un approfondimento “on the job” delle necessità di protezione civile che faranno integrare
o modificare le procedure e le modalità di gestione per tendere alla massima
efficienza.
SITUAZIONE LEGISLATIVA NAZIONALE E REGIONALE
SITUAZIONE LEGISLATIVA NAZIONALE E REGIONALE
La legge
225/92 istituisce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, ossia un
sistema organico di funzioni e competenze rimesso a piu Enti e strutture e
coordinato da un’autorità centrale.
L’assetto
delle competenze previsto dalla legge 225/92 definisce tre livelli di
emergenza, cui corrispondono diversi livelli di attribuzione della
responsabilita di direzione e coordinamento degli interventi in fase operativa.
Il Sindaco -
art. 15 della Legge 225/92 - detiene funzione di 'autorità comunale di Protezione
Civile, pertanto, al verificarsi delle emergenze, assume la direzione ed il
coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite
avvalendosi della struttura comunale di Protezione Civile (C.O.C.) ed ha l’obbligo
di comunicare tempestivamente al Prefetto e al Presidente della Giunta
Regionale lo stato di emergenza.
Il Prefetto
(organo provinciale di Protezione Civile a mente dell’art. 14 L. 225/92) adotta
i provvedimenti di propria competenza, coordinando la propria attività con
quella dell’autorità comunale di Protezione Civile ed interviene, su richiesta
del Sindaco, quando l’evento non possa essere fronteggiato con i mezzi propri
del comune.
Il Comune e
quindi il primo tassello nel mosaico della gestione delle emergenze intorno al
quale si organizzano le altre strutture.
Ogni Comune
- art. 15 della legge 225/92 - può dotarsi di una struttura comunale di
Protezione Civile, la cui disciplina è normata da appositi regolamenti come
previsto dall’ordinamento delle Autonomie Locali.
Infine l’Ente
Regione, in rapporto sia col comune che con la provincia, interviene nel
raccordo tra pianificazione comunale, provinciale e regionale.
La gestione
di una emergenza, come suggerisce la legge, e quindi frutto di un processo
articolato è fitto di scambi di informazioni e di organizzazione ordinata dei
soccorsi e processi preventivamente pianificati e programmati.
La Legge
225/92, legge quadro in materia di protezione civile modificata a seguito degli
eventi calamitosi di Marche ed Umbria, ha quindi previsto l’obbligo per i
comuni di dotarsi piani di emergenza e della predisposizione di servizi di base
in aree preventivamente individuate.
La Legge
Regionale di Protezione Civile n.4/97, e stata emanata a distanza di cinque
anni dalla pubblicazione della Legge Nazionale la quale all’art. 29 fissa una
serie di regole:
'1. La
Regione promuove il concorso dei Comuni alla realizzazione delle attività di
Protezione Civile di propria competenza favorendo, anche mediante la stipula di
convenzioni, lo svolgimento dei seguenti compiti:
· la
raccolta di dati utili per la predisposizione e l’aggiornamento dei piani
regionali e provinciali di
previsione e
prevenzione e dei Piani regionali di emergenza, fornendo tali dati alla
Struttura regionale
di Protezione
Civile;
· collaborazione
con le province nella predisposizione della 'carta dei rischi', provvedendo a:
*segnalare
le situazioni a rischio presenti sul territorio;
* fornire
per ciascuna di esse, una dettagliata analisi, accompagnata dai dati cartografici
ed
informazioni
tecnico-amministrative;
* avanzare
sul piano tecnico eventuali proposte volte alla eliminazione o al contenimento
dei
fattori di
rischio;
* collaborazione
delle competenti strutture organizzative e tecniche all’attuazione degli interventi
previsti nei predetti piani;
* l’approntamento
dei mezzi e delle strutture operative necessarie agli interventi di Protezione Civile,
con particolare riguardo alle misure di emergenza.
La necessità
di una pianificazione locale di emergenza risulta quindi improcrastinabile per
definire le situazioni di rischio locale, sopratutto nei territori montani, mal
collegati alle principali vie di comunicazione e lontani da scali marittimi o
aeroportuali.
COMPETENZE
Alla luce
dei riferimenti normativi, e possibile delineare un quadro sintetico delle
competenze riferite ai principali organismi che compongono il sistema della
protezione civile.
STATO
Attraverso
il Presidente del Consiglio dei Ministri e le strutture che operano nell’ambito
della Presidenza del Consiglio, ovvero il Dipartimento Protezione Civile, nonché
la Commissione nazionale grandi rischi e comitato operativo protezione civile,
detiene in capo le funzioni generali di indirizzo, promozione e coordinamento
di tutte le attività inerenti la protezione civile.
In
particolare la predisposizione ed attuazione dei programmi di previsione e
prevenzione. Dispone l’organizzazione dell’emergenza in caso di eventi di cui
all’art. 2, comma 1, lettera c) della L. 225/92: calamita naturali, catastrofi
o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati
con mezzi e poteri straordinari.
In tali
circostanze, provvede alla deliberazione e/o alla revoca dello stato di
emergenza, nonché all’emanazione di specifiche ordinanze per attuare interventi
in emergenza.
REGIONE
Sono
attribuite alla Regione le attività relative alla predisposizione dei programmi
regionali di previsione e prevenzione e le funzioni di indirizzo per i piani e
programmi provinciali.
Predispone
ed attua i piani di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all’art.2,
comma 1, lettera b) della L.225/92: eventi naturali o connessi con l’attività
dell’uomo che, per loro natura ed estensione, comportano l’intervento
coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria, nonché i successivi interventi per favorire il ritorno
alla normalità nei territori colpiti.
Provvede
inoltre alla dichiarazione dell’esistenza di eccezionale calamità o avversità
atmosferica.
PROVINCIA
Sono
attribuite all’Amministrazione Provinciale le funzioni relative all’attuazione,
nel proprio ambito, delle attività di previsione e degli interventi di
prevenzione dei rischi, oltre alla redazione del Piano Provinciale di
emergenza.
Ha inoltre
compito di vigilanza in merito alla predisposizione dei servizi urgenti da
attivare in caso di eventi calamitosi di cui al già citato art.2, comma 1,
lettera b) della L.225/92.
PREFETTURA
Al Prefetto
fanno capo la direzione dei servizi di emergenza da attivare a livello
provinciale, coordinandoli con gli interventi delle Amministrazioni locali e
adottando tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi.
La
Prefettura assicura il concorso dello Stato nelle situazioni di emergenza di
cui alle predette lettere b) e c) dell’art.2 della L.225/92, attivando tutti i
mezzi e i poteri di competenza statale.
Nella fase
successiva alla dichiarazione dello stato di emergenza, e l’unica autorità che
ha il potere di derogare, quale rappresentante dello Stato, al regime ordinario
stabilito dal vigente ordinamento giuridico e quindi di assumere iniziative di
carattere straordinario, in attesa dell’emanazione di eventuali specifiche
ordinanze.
Per
esercitare le proprie funzioni in emergenza, il Prefetto si avvale di tre
distinte strutture: il Centro Coordinamento Soccorsi, la Sala Operativa ed il
Centro Operativo Misto.
COMUNE
Sono
attribuite all’Amministrazione comunale le funzioni relative all’attuazione,
nel proprio territorio, delle attività di previsione e degli interventi di
prevenzione dei rischi e la redazione del Piano Comunale di emergenza.
Predispone e
adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi alla
popolazione e gli interventi urgenti in caso di eventi calamitosi di cui all’art.
2, comma 1, lettera a) della L.225/92: eventi naturali o connessi con l’attivita
dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai
singoli enti o amministrazioni competenti in via ordinaria.
Provvede
alla vigilanza sull’attuazione dei servizi urgenti da parte delle strutture
locali, oltre all’utilizzo del volontariato sulla base degli indirizzi
nazionali e regionali.
Il Sindaco,
per l’esercizio delle proprie funzioni in emergenza, si avvale del supporto del
Centro Operativo Comunale.
CENTRO OPERATIVO
COMUNALE (C.O.C.)
Al
verificarsi dell’evento calamitoso, fino all’eventuale istituzione del Centro
Operativo Misto (C.O.M.), il Sindaco assume in ambito locale la direzione e il
coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza avvalendosi del supporto
del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) precedentemente costituito.
Nel
contempo, informa il Prefetto, il Presidente della Provincia ed il Presidente
della Regione in merito all’evento, alle sue dimensioni, alle necessita
immediate, degli eventuali danni e/o pericoli incombenti, con successive
relazioni giornaliere di aggiornamento alla Prefettura.
Con
deliberazione di Giunta Comunale n. 57 del 08 maggio 2012 l’Amministrazione
Comunale di Decollatura ha istituito il Centro Operativo Comunale di Protezione
Civile - C.O.C..
LINEAMENTI
DELLA PIANIFICAZIONE COMUNALE
Si sono
raggruppati in otto punti i compiti che l’Autorità Comunale di Protezione
Civile (il Sindaco) deve tenere presente nell’attività preparatoria dei piani
di emergenza e nella fase di emergenza vera e propria.
Tali compiti
sono schematicamente:
A. Definire,
attraverso adeguate strutture tecniche, uno scenario di rischio (dei fenomeni
che possono interessare un territorio provocandovi danni a persone o cose) per
il territorio comunale, ed informare periodicamente i cittadini sui provvedimenti
e sui comportamenti da adottare in caso di emergenza.
B. Rendere
costantemente reperibile alla Prefettura l’Autorità Comunale di Protezione
Civile o un proprio sostituto responsabile.
C. Dotare il
Comune di una struttura di Protezione Civile (costituita personale proprio e/o gruppi
di volontari locali organizzati).
D.
Individuare aree (da vincolare in sede di pianificazione urbanistica) dotandole
di servizi per esigenze di Protezione Civile e punti strategici sugli itinerari
di afflusso/deflusso per dirigere colonne di aiuto o evacuazione dei cittadini.
E.
Individuare i provvedimenti fondamentali da attivare in caso di emergenza per i
vari tipi di rischi.
F.
Organizzare un sistema di comando e di controllo in una sala operativa ed un
sistema alternativo (ad es. anche costituito da radioamatori) per mantenersi in
collegamento con i responsabili delle attività essenziali (ospedali, VVF, polizia,
carabinieri, etc.).
G. Mantenere
aggiornato un semplice piano di Protezione Civile (pianificazione comunale di emergenza)
nel quale sintetizzare gli elementi essenziali di cui sopra.
H.
Effettuare periodicamente esercitazioni di attivazione del piano di Protezione
Civile, possibilmente su allarme e non predisposto.
L’analisi
dei punti elencati definisce le linee della pianificazione comunale di
emergenza che si può scindere in due fasi che, se pur distinte, sono
interconnesse:
FASE 1 -
Fase conoscitiva: si traduce sostanzialmente in una fase di preparazione del
territorio che corrisponde ai punti A (definizione degli scenari di rischio) e
D (individuazione di aree non soggette
a rischio di
alcun tipo da attrezzare per fronteggiare situazioni di emergenza)
FASE 2 -
Fase di organizzazione: per fronteggiare l’emergenza (punti C-E-F-G-H), quest’ultima
che prevede:
_ la
predisposizione degli elementi tecnici della procedura d’allarme;
_ l’organizzazione
dell’unita locale di crisi con uomini e mezzi adeguati;